Il gruppo raffigurante un condottiero galata che si suicida dopo aver ucciso una donna identificata con sua moglie, rappresenta un guerriero verosimilmente di alto rango, raffigurato mentre nudo di pianta la spada nel petto volgendo lo sguardo verso l'alto con espressione insieme concentrata e determinata a proseguire fino in fondo nella sua azione.
Intanto con la destra egli lascia cadere a terra il corpo della moglie che si accascia morente. La donna che ha folti capelli, è vestita con tunica e mantello frangiato. A terra restano lo scudo ovale e il fodero della spada, ormai abbandonati. La posizione del guerriero e quello della moglie sono calcolate in modo da prevedere un movimento quasi rotatorio culminante nel braccio sollevato con la spada. Il gruppo prevedeva inoltre diversi punti di vista, come avveniva spesso nella scultura ellenistica. L'identità celtica della coppia è affermata mediante alcuni dettagli "etnici" che di costume: i baffi e la folta capigliatura dell'uomo, resa per mezzo di ciocche compatte perché i Galli in battaglia si bagnavano i capelli in acqua e gesso o calce, la sua nudità in combattimento e la presenza stessa della donna sul campo, che lo incitava a combattere, li identificano senza dubbio come Galati.
Il Galata suicida entrò a far parte della collezione Ludovisi insieme a una seconda statua nota oggi come il Galata morente, probabilmente un suonatore di corno che poi è finita nella collezione dei Musei Capitolini.
E' estremamente probabile che queste due statue facessero parte di un unico monumento commemorante una vittoria su una popolazione di origine celtiche e che in questo fossero accostati fra loro